IN SOUTH AMERICA WITH SEA CAPTAIN GAETANO OSCULATI
(english text included)
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Un’attesa durata oltre un
secolo. Spentosi a Milano il 14 marzo 1894, amareggiato per essersi visto
sottratta la paternità della scoperta delle sorgenti del Rio Napo in Brasile, l’esploratore
brianzolo Gaetano Osculati è stato ripagato infine dall’Università
di Valladolid, la più antica di Spagna. Non con una medaglia
prestigiosa quanto quella assegnatagli dall’imperatore verdeoro Don Pedro II,
per il quale Osculati divenne “il Marco Polo del Brasile”, né riparatoria come la Croce di Cavaliere dell’Ordine Mauriziano, conferita da re Umberto I a un suddito
di cui aveva ignorato per troppo tempo l’enorme contributo verso l’Italia.
Niente di tutto questo: Osculati è stato fatto accomodare direttamente in
cattedra, grazie al riconoscimento tributatogli dalla professoressa di
Filologia italiana Soledad Porras Castro: in base alle sue ricerche, risulta infatti “una delle
voci più autorevoli nella valorizzazione della lingua spagnola nel Belpaese”.
Insomma, un nuovo “eroe dei due mondi”, cui le amministrazioni sudamericane
hanno addirittura intenzione di dedicare un intero itinerario che, dal suo
sbarco a Montevideo, capitale dell’Uruguay, ne ripercorra le avventurose orme
almeno sino a Quilca Camana, la “perla
escondida del Pacifico” peruviano.
A waiting of more than a century. Died in Milan March 14th, 1894, embittered by seeing himself deprived of the authorship about the discovery of the Rio Napo's headwaters in Brazil, the great explorer Gaetano Osculati has been finally rewarded by the University of Valladolid, the oldest one in Spain. Not with a so prestigious medal as the one assigned by the Emperor Dom Pedro II, for which Osculati became "the Marco Polo of Brazil", neither restorative as the Cross of St. Maurice's Knights, conferred by King Umberto I after he had ignored for too long his enormous contribution towards Italy. Nothing of this: Osculati has been asked to sit in the chair directly, thanks to Italian Philology professor Soledad Castro Porras's endorsement as "one of the most influential voice in the development of the Spanish language in Belpaese". In short, a new "hero of two worlds", which South American tourist boards have even going to devote an entire route to, from his landing in Montevideo, Uruguay's capital, until his adventurous footsteps in Quilca Camana, the "Perla escondida del Pacifico" in Peru.
Finalmente, verrebbe da
sospirare, visto che gli unici contributi approfonditi per recuperarne la
memoria sono stati avanzati sino a oggi solo dal piccolo museo civico di Biassono, paese natale del
grande esploratore (nato nella frazione di San Giorgio al Lambro nel 1808),
grazie all'omaggio della rivista Brianze per il bicentenario dalla nascita,
ma anche e soprattutto attraverso le iniziative della locale associazione culturale che, dal 2012, ne porta
il nome. A parte un poco conosciuto, quanto affascinante documentario prodotto dalla Regione Lombardia, oltre all’intestazione di due vie
periferiche a Milano e in Biassono stessa, le istituzioni si sono rivelate
assai avare nei confronti di Osculati. L’unico a riallacciare un ponte fisico
fra Italia e Sudamerica, nel giugno 2013, è stato il discendente diretto
dell’esploratore, Rinaldo Osculati, che su invito dell’associazione
biassonese ha donato al governatore di Brasilia una copia del capolavoro
scritto dall’avo: “Esplorazioni nell’America Equatoriale”, terza edizione del testo
originale pubblicato nel 1850.
Finally, one might sigh, as the extensive contributions to recover his memory have come only from the small museum of Biassono, birthplace of the great explorer (exactly born in San Giorgio al Lambro's quarter in 1808), thanks to the celebration for his birth's bicentenary by the magazine Brianze, but also through the efforts of the local cultural association that, since 2012, bears his name. Apart from a little-known but fascinating documentary produced by the Lombardy Region, in addition to the header of two streets in Milan and Biassono, institutions have proved very stingy against Osculati. The only one to re-establish a physical bridge between Italy and South America, in June 2013, it was only the direct descendant of the explorer, Rinaldo Osculati, who donated a copy of his ancestor's masterpiece "Equatorial Explorations in America" (the third edition of the original text published in 1850) to the governor of Brasilia by Biassono's cultural association appointment.
Non molto per un capitano di
lungo corso che, fra il 1831 e il 1857, girò in lungo e in largo il mondo,
realizzando scoperte geografiche e scientifiche puntualmente scippategli da
sodalizi ben più potenti e organizzati rispetto all’intraprendenza di un
privato cittadino. Su tutte, forse, un rimedio indigeno per la cura della malaria che avrebbe salvato
numerose vite di molti suoi colleghi e marinai, se la presuntuosa scienza
ottocentesca non avesse sprezzato il sapere tribale: imbattutosi in un’area
amazzonica inspiegabilmente preservata dal paludismo, Osculati si rese conto
che l’apparente immunità dei suoi abitanti dipendeva dal consumo combinato d’estratto
di salsapariglia e chincona,
piante depurative e immunitarie molto più efficaci del solo chinino.
Not much for a sea captain who, between 1831 and 1857, turned the length and breadth of the world, making geographical and scientific discoveries regularly swiped by much more powerful and organized companies than the initiative of a private citizen. Above all, perhaps, an indigenous remedy for malaria treatment that would have saved many lives of sailors and other explorers, if presumptuous nineteenth-century science had not despised tribal's ancient wisdom: arrived to an Amazonian area inexplicably preserved from malaria, Osculati realized that the apparent immunity of its inhabitants depended on the combined use of extract of sarsaparilla and chincona, purifying plants and immune system remedies much more effective than quinine alone.
Fortunatamente, in Valladolid,
qualcuno ha dimostrato di avere orecchie ben più attente e sensibili: sono
almeno una decina i vocaboli di viaggio incorporati dallo spagnolo nell’uso
corrente della lingua italiana, su oltre una trentina d’espressioni tuttora
riconosciute e non traducibili altrimenti: dalla tipica “siesta” agli
arrembanti “gauchos”, dai ricchi “estancieros” all’immensa “pampa”, passando
per gli spumeggianti “arroyos”, i lanci di “bolas” o le affollate “tertulia”,
solo per citarne alcuni. Un vero e proprio vocabolario ancora
attualissimo per viaggiatori del XXI secolo, che pur avendo assorbito certe
espressioni, a livello letterario, sin dai tempi delle grandi esplorazioni spagnole
e portoghesi lanciate dal genovese Cristoforo Colombo, sono riusciti a farle proprie nella lingua viva grazie agli avvincenti resoconti dell’Osculati. Non a caso, nel periodo storico durante il quale l’epistola e il diario di bordo vengono
definitivamente soppiantati dal libro di viaggio. Come ha tuttavia evidenziato il linguista Giorgio Raimondo, “la letteratura italiana
non inquadra volentieri nel suo canone i viaggi, di cui pure è ricca. Nelle
Storie della letteratura manca quindi un capitolo sui viaggi e, questo, benché quella dei viaggi sia da ogni punto di vista una letteratura (per quanto si
vuole minore, ma comportante generi e sotto generi, con piena intuizione
testuale)”.
Luckily, in Valladolid, someone has proven to have much more sensitive ears: there are at least a dozen travel words built by the Spanish in the current use of the Italian language, on over thirty expressions still recognized and impossible to be translated otherwise: from the typical "siesta" to the brave "gauchos," from the rich "estancieros" to the immense "pampas", along with the bubbling "arroyos," launches of "bolas" or crowded "tertulia", just to name a few. In short, a real vocabulary of still great relevance for our twenty-first century travelers; a vocabulary that - despite having absorbed certain expressions in literature since the time of the great Spanish and Portuguese explorations launched by Christopher Columbus - has taken the most from Osculati's publications. It is no coincidence it happened in the historical period during which the epistle and the diary were finally supplanted by the travel book. As showed in fact the linguist George Raymond, "Italian literature fails to hit again in his canon trips which also is rich of. Histories of Italian literature often lack of a chapter on travel writing and this happens, although it is just a kind of literature (as far as it appears less noble, even involving genres and sub genres, with full text intuition)".
L’odierna crisi italiana del
giornalismo di viaggio ha dunque radici ben più profonde di quanto si supponga,
andando di pari passo con le ingiustificabili amnesie che accompagnano la
nostra storia dell’esplorazione, di cui le Repubbliche marinare di Amalfi,
Genova, Pisa e Venezia furono i primi fari capaci di risvegliare la sopita
Europa medioevale. Forse, ad averci visto giusto e in tempi non sospetti, fu
proprio una donna capace di guardare il nostro Paese con quel distacco di cui
solo lo straniero, o appunto l’avventuriero, il ribelle o l’emigrante, è spesso
capace: le critiche di Madame de Staël al “provincialismo” di una certa cultura
italica, che si autocompiace nei propri salotti anziché assaporare la terra
della strada, fa fischiare ancora le orecchie a molti.
La “Ruta Osculati” (viaggio del
1834/1836): Montevideo-Colonia di Sacramento (lungo il Rio Negro e il Rio della
Plata) – Santo Domingo Serrano – Gualeguay – Noboyà –Selva di Montiel – Bajada –
Santa Fe – Buenos Aires – Flores – Lucano e Pergamino – Saladillo de Ruiz Dìaz –
Sauce – Las Achiras – San Luis - Desagoradero – Las Catitas y Villa Nueva -
Mendoza – Paal de Hornillos – Santiago del Cile – Copiapò y Huasco – Valparaiso
– Quillorta – Cabija – Baia di Arica – Isla – Quilca – Arequipa – Callao – Lima
– Cadiz (Cadice).
The current crisis of the Italian travel journalism has thus deeper roots than we suppose, going hand in hand with the unjustifiable amnesia that accompanies history of Italian exploration, of which the Maritime Republics of Amalfi, Genoa, Pisa and Venice were the first lighthouses able to awaken the slumbering medieval Europe. Perhaps, the one who realized it very well and in not suspected times too, it was a woman who could look at our country with the typical detachment of which only the stranger, or just the adventurer, the rebel or the emigrant, is often capable of: Madame de Stael's criticism to the "provincialism" of a certain Italic culture, which self indulges in its living rooms instead of tasting the ground of the road, is still whistling ears of many.
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