Altrimenti.net e Vivere Altrimenti Editrice. Nomi affini,
progetto comune. Nasce oggi una nuova collaborazione fra progetti di editoria
indipendente che, unendo forze, contatti e sensibilità, punta ad allargare
ulteriormente gli orizzonti dei nostri lettori. Oltre al loro numero, naturalmente, grazie ai circa 6000 nuovi iscritti della newsletter di Vivere Altrimenti, in aggiunta ai 5900 di Altrimenti.net.
Dall’Italia
alla Gran Bretagna, dall’India alla Thailandia, la via della ricerca intrapresa
dal nostro network si arricchisce del contributo e dei progetti curati dal
sociologo Manuel Olivares, così come dal suo staff di collaboratori altamente
qualificati, ma anche di una preziosa lente per comprendere meglio il nuovo
polo economico mondiale: l’Asia. In virtù dei rapporti con CorriereAsia, sarà
infatti possibile maturare uno sguardo in presa diretta su alcuni dei mercati
più dinamici al mondo, senza però smarrire la profondità di quei valori
tradizionali cui tanto deve la nostra stessa cultura europea.
Come buon gesto d’ospitalità
vuole, lasciamo la parola direttamente a Manuel Olivares, dandogli il migliore benvenuto su Altrimenti.net.
"Vivere Altrimenti. L’assonanza fra i nomi dei nostri
progetti porta in serbo una vera e propria filosofia di vita. In che modo è
maturata e che cosa significa, oggi, vivere altrimenti?"
"Viverealtrimenti significa, in primo luogo, vivere in
maniera "vieppiù cosciente": dei propri desideri nobili, della realtà del mondo e
anche di quanto possa esserci eventualmente di là da esso. È un orientamento
esistenziale ampio che cerca di non farsi penalizzare dall’angustia di alcune
prospettive che vogliano proporsi come più autenticamente “alternative”. Mi si
può a questo punto chiedere: perchè proprio “altrimenti”? Perchè mi sembra
chiaro che per essere "vieppiù coscienti" sia anche necessario rendersi immuni
dalla fisiologica eterodirezione cui siamo tutti sottoposti. Per tale ragione
dobbiamo riuscire, in certa misura, a coltivare dimensioni altre rispetto a
quelle proposte/imposte dai centri direzionali del mondo, attraverso i media del
mainstream. Lo spirito di Viverealtrimenti, dunque, nel momento in cui
contribuisce a ispirare un movimento di opinione di una certa consistenza, non
può non avere ricadute sociali, nella misura in cui le sue istanze possono
contribuire a creare buoni presupposti per l’avvicinamento a un modello di
società non anti ma post-consumista. Sappiamo infatti che l’ipertrofia
del consumo ha facile gioco presso chi non sappia essere adeguatamente
cosciente, ad esempio di cosa possa essere realmente ― non in quanto frutto di alienazione ― desiderabile. In altre parole, ha facile gioco presso
chi non sia in grado di riconoscere la fatalità dell’ignoranza, considerata qui
anche nel senso buddhista e induista del termine. Ignoranza che, ovviamente, c’è
chi ha tutto l’interessa venga incrementata".
"Quali sono i vantaggi di poter vivere e lavorare in
nazioni come India e Thailandia, avendo ancora l’Italia come riferimento?
Come hanno modificato il tuo sguardo, questi due Paesi, e che tipo di rapporti e
collaborazioni possiamo aspettarci nel prossimo futuro?"
"L’India e la Thailandia sono a
mio parere due Paesi che possono rappresentare per un italiano ― in modi diversi e complementari ― una grande palestra di vita. Essendo Paesi che ― conosciuti un minimo a fondo, mantenendo la prospettiva
sociale italiana ― è facile risultino per diversi
aspetti duri, possono sicuramente contribuire allo sviluppo di un maggiore
realismo. Sono in altre parole Paesi in cui la realtà del mondo si offre alla
coscienza di chi li vive, avendo ancora l’Italia come riferimento, in maniera
più esplicita, meno “edulcorata”. Allo stesso tempo, sono Paesi che, in virtù
di una profonda differenza identitaria, obbligano lo straniero a riconsiderare
la propria identità con altri, arricchenti, parametri di riferimento. In
futuro, vedo buone potenzialità di scambio e dialogo interculturale e, per
approfondire questa tematica specifica, segnalo il mio contributo per l’antologia
Il gatto di Shrödinger sonnecchia in Europa: L'Europa e un altrove di giorno in giorno più prossimo".
"I titoli delle vostre pubblicazioni trattano temi
difficilmente veicolabili nell’editoria italiana. È questione di accesso a fonti
e ricerche diverse, o ritieni che nel mondo intellettuale italiano esista una
resistenza ideologica e politica?"
"Credo che il mondo intellettuale italiano abbia molti blocchi
su cui sarebbe buono ― nella misura del possibile
― lavorare insieme. Il momento attuale è
particolarmente critico perché viviamo ormai in una società transculturale,
senza essercene ancora resi conto. Si ragiona sempre di più con categorie “miste”,
che è bene prendersi briga di conoscere più a fondo, approfondendo contenuti
specifici e abbandonando la pessima abitudine di parlare per luoghi comuni.
Oggi l’India, per fare solo un esempio, con le inarginabili informazioni disponibili
in rete, è un posto “più reale” e meno “mistificato” di come potesse essere
anni fa. Il ventaglio più ampio d'informazioni di cui disponiamo deve essere
ben valorizzato per muoversi con più coscienza in un mondo sempre più complesso
perché, sempre più interculturale, non può che essere “plurale”. Dunque le vecchie rigidità
ideologiche e, di conseguenza, politiche, sono destinate a cadere in
desuetudine".
"Che tipo d’iniziative e progetti avete intenzione di
proporre nei prossimi anni? Quali sono i vostri obiettivi?"
"Non stiamo facendo programmi a lungo termine, stiamo
cercando di consolidarci come piccola agenzia culturale che ispiri i propri
fruitori ad approfondire mondi reali, poco raccontati o raccontati solo
superficialmente dai media del mainstream. Siamo molto interessati alla
dimensione di rete, dunque al lavoro in rete, per ovvi motivi".
"Che cosa ti ha colpito del progetto di Altrimenti.net
e dove ritieni possano scaturire le migliori sinergie?"
"E' un progetto che si muove su buoni standards di
professionalità. Uno spazio in cui segmenti di mondo reale vengono raccontati
in maniera sufficientemente approfondita. Ritengo possano scaturire buone
sinergie che, tra i migliori esiti, abbiano l’efficacia del racconto autentico,
del contatto diretto con segmenti di realtà, di incontri - “scontri”
interculturali che possano auspicabilmente essere di beneficio, o quantomeno d’ispirazione,
per noi tutti.
"L’Asia e la sua cultura rappresentano un punto di
riferimento essenziale per l’attività di Vivere Altrimenti. È qui che possiamo
trovare davvero una nuova via di sviluppo, oppure l’Italia e l’Europa - seppur
ridimensionate economicamente rispetto al passato - hanno ancora la possibilità
d’incidere nello sviluppo di modelli sociali?"
"Rimando di nuovo al mio contributo per l’antologia cui accennavo prima. Per quello che ho avuto modo di vedere, l’organizzazione sociale
europea porta con sé un’eredità culturale ricca, cui hanno contribuito il
cristianesimo (nelle sue diverse forme e a fronte, naturalmente, di diverse contraddizioni),
il patrimonio della Rivoluzione francese, i filosofi liberali e tutto quanto è
scaturito dal movimento operaio e ― con riferimento
agli ultimi decenni ― studentesco, solo per citare i
fenomeni più importanti. Ci sono stati naturalmente degli errori, ma molto del
patrimonio culturale e sociale europeo credo debba essere preservato in un
contemporaneo dove non mancano giganti demografici ed economici in ascesa, con
categorie culturali e organizzazioni sociali molto diverse e con cui dovremo necessariamente
fare i conti. Una ragione di più per iniziare a conoscerle, decentemente,
quanto prima, tentando di tenere alta la bandiera delle conquiste storiche
europee. Allo stesso tempo, chi volesse tuffarsi nell’universo filosofico
orientale, non esiti a farlo in maniera approfondita, senza temere di
valorizzare i tesori degli altri. In futuro, sarebbe auspicabile un’Asia in cui
sia presente una maggiore sensibilità sociale e un’Europa che riscopra il
valore del sacro, della conoscenza e della saggezza, in buona misura grazie a
come è stato preservato nei grandi filoni sapienziali asiatici".
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